addì 28 novembre 2016
Continuando il cammino per confrontare, confermare e ampliare la massima idea di libertà di ogni essere umano, sorge spontaneo partire da quello che altri comunicano a riguardo del proprio e personale pensiero che giustifica la presenza di ogni essere vivente, ed in particolare di tutto ciò che implica la convulsa condizione esistenziale dell'uomo.
Infatti ognuno di noi è portatore di pensieri o idee derivanti da condizioni di vita diverse: vuoi per cultura di origine, vuoi per livello economico e vuoi per società o nazione di appartenenza; ciascuno rappresenta, comunicando ad altri, le esperienze vissute e legate a quei pensieri o quelle idee, nel tentativo di consolidare l'applicazione coerente con la propria esistenza del vivere quotidiano e confrontarsi con la presenza di altri, a volte ben accetta e cercata, a volte fastidiosa e rifiutata.
Infatti ognuno di noi è portatore di pensieri o idee derivanti da condizioni di vita diverse: vuoi per cultura di origine, vuoi per livello economico e vuoi per società o nazione di appartenenza; ciascuno rappresenta, comunicando ad altri, le esperienze vissute e legate a quei pensieri o quelle idee, nel tentativo di consolidare l'applicazione coerente con la propria esistenza del vivere quotidiano e confrontarsi con la presenza di altri, a volte ben accetta e cercata, a volte fastidiosa e rifiutata.
Questo spirito di ricerca e di accoglienza delle idee altrui, stimola e sollecita non ad essere spettatori passivi, quanto protagonisti consapevoli degli eventi che accadono intorno a noi, anche se spesso questi eventi vedono l'essere umano continuare a costruire muri e conflitti.
Ed è pur vero che ci sono date da vivere delle circostanze utili a modificare il proprio e singolo atteggiamento personale, ma nonostante la consapevolezza che quella circostanza è un'occasione per modificare o eliminare una qualsiasi conflittualità, ci si trova difronte ad alcuni esseri umani che, continuando a persistere nei propri atteggiamenti di arrogante presunzione, credono di essere gli unici possessori e depositari della "verità".
Atti, questi, che sono l'espressione della sete di potere che, pur di "galleggiare nei privilegi" o di "affermare la propria ambizione", sfruttano e sopprimono la libertà di altri esseri umani, inoltre utilizzano mezzi e strumenti oppressivi o velatamente coercitivi, al fine di creare di fatto un dualismo tra "oppressore" e "oppresso".
Allora vuol dire che la voglia o il desiderio di cambiamento è determinato solo da manifeste esigenze passeggere che tendono a risolvere i propri bisogni personali e temporanei, ma non collettivi e duraturi
Perciò non è facile ogni giorno alzarsi con l'intento di dialogare benevolmente con gli altri, disposti ad accogliere quanto di buono viene comunicato o scartando quanto di male è proposto, e coricarsi con la soddisfazione di essere diventato migliore per aver ascoltato e aver accolto, ed eventualmente fatte proprie, le altrui esperienze.
Purtroppo la soddisfazione di migliorare non la si ottiene sempre, anche se resta la speranza che possa nascere e svilupparsi un dialogo edificante e benevolo.
Ed è pur vero che ci sono date da vivere delle circostanze utili a modificare il proprio e singolo atteggiamento personale, ma nonostante la consapevolezza che quella circostanza è un'occasione per modificare o eliminare una qualsiasi conflittualità, ci si trova difronte ad alcuni esseri umani che, continuando a persistere nei propri atteggiamenti di arrogante presunzione, credono di essere gli unici possessori e depositari della "verità".
Atti, questi, che sono l'espressione della sete di potere che, pur di "galleggiare nei privilegi" o di "affermare la propria ambizione", sfruttano e sopprimono la libertà di altri esseri umani, inoltre utilizzano mezzi e strumenti oppressivi o velatamente coercitivi, al fine di creare di fatto un dualismo tra "oppressore" e "oppresso".
Allora vuol dire che la voglia o il desiderio di cambiamento è determinato solo da manifeste esigenze passeggere che tendono a risolvere i propri bisogni personali e temporanei, ma non collettivi e duraturi
Perciò non è facile ogni giorno alzarsi con l'intento di dialogare benevolmente con gli altri, disposti ad accogliere quanto di buono viene comunicato o scartando quanto di male è proposto, e coricarsi con la soddisfazione di essere diventato migliore per aver ascoltato e aver accolto, ed eventualmente fatte proprie, le altrui esperienze.
Purtroppo la soddisfazione di migliorare non la si ottiene sempre, anche se resta la speranza che possa nascere e svilupparsi un dialogo edificante e benevolo.
paBiS
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