COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA

La COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA, entrata in vigore il 1° gennaio 1948 "... Art. 1. - L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. "... Art. 2. - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. "... Art. 3. - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Ad alunni da Architetto, Docente di Disegno e Storia dell'Arte

Pagine realizzate da Architetto e Docente del Liceo Scientifico: "Agli alunni delle mie Classi del Liceo Scientifico "A. Einstein" di Mottola (Ta), "...Non temete il giudizio di chi è capace solo di deridervi, perchè senz'altro è invidioso ed incapace di proporre qualcosa. Ride degli altri perchè, come parassita, nasconde la vergogna di piangere su se stesso. Non abbiate paura di questi poveri gnomini."

La sovranità appartiene al popolo

addì 10 novembre 2022

In una nazione libera e democratica come la nostra Italia, “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”, ovvero ognuno esprime le proprie opinioni, giudizi e scelte attraverso lo strumento del libero voto elettorale. 

Il mio profondo rispetto e leale fedeltà alla Costituzione, passa attraverso il riconoscimento delle garanzie dei diritti inviolabili di ogni singolo uomo o gruppi di uomini associati, con cui è doveroso costruire la solidarietà politica, economica e sociale del nostro paese.

Sono invece rammaricato e dispiaciuto per quelle Nazioni in cui non esiste la stessa libertà democratica e il “Popolo Sovrano” è, invece, considerato ed usato come “carne da macello”.

Come libero cittadino italiano, i miei valori ideali sono ispirati ai princìpi fondamentali della COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, riportati nei seguenti articoli:

Art. 1. - L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2. - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3. - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Da quando i partiti costituenti la prima Repubblica sono stati smembrati, anche la politica degli ideali e dei valori caratteristici del periodo post bellico che hanno generato la redazione della COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA, sono stati smarriti.

Allo stesso modo i riferimenti ai principi ed ai valori per la politica del bene comune, dell’identità, della coerenza, dell’onestà, dell’etica morale e delle regole da rispettare, sono svaniti nell’oblio, dimenticati, anzi, stravolti da scelte opportunamente di comodo, utili soltanto per scopi di propaganda elettorale al fine di raggiungere posti di potere o conservare privilegi acquisiti.

Poche sono le personalità politiche e istituzionali che incarnano ancora quei principi e valori, tra questi è il Presidente della Repubblica Sergio MATTARELLA che, ricoprendo l’alto ruolo istituzionale, lo si vede ogni giorno costretto a rattoppare situazioni ambigue e generatrici di conflitti banali slegati dai basilari principi di quella democrazia che rende liberi, uguali e fratelli.

Sempre più spesso, mi accorgo che le mie opinioni, i miei giudizi e le mie scelte non combaciano con quelle degli altri cittadini italiani, liberi e sovrani come me, così come è accaduto con le ultime elezioni comunali e politiche di quest’anno.

Chi come me ha vissuto storicamente quei trascorsi politici, anche burrascosi e confusi, oggi si ritrova ad accettare risultati elettorali non corrispondenti ai propri valori ideali, ma per la irremovibile fedeltà alla Costituzione democratica, continuo ad affermare che ognuno può esprimere il proprio pensiero o punto di vista, e nessuno può giudicare l'operato di altri. 

La base fondamentale, su cui poggia la democrazia e le conseguenti scelte politiche, sono le libere elezioni con qualsiasi risultato elettorale, sia che vinca la parte vicina a me per valori ideali, sia che vinca la parte avversa, ovvero è corretto affermare che “la maggioranza vince”.

L’essenziale è partecipare esprimendo il proprio punto di vista e, qualora non c’è nessuna corrispondenza con le proposte di espressioni elettorale, la Costituzione consente di esprimere comunque sia il “voto in bianco” e sia il “voto nullo”, considerando questi come incertezza o segno di protesta per la contemporanea situazione politica.

Mentre il non presentarsi alle urne, cioè non esprimere il diritto di voto e di scelta, vuol dire lasciare ”campo libero” a quelle maggioranze che, avendo un maggior attecchimento sociale, si alternano al potere.

Però c'è da chiedersi: «Qual è la maggioranza espressa dalle urne?».

Considerando l’intero elettorato, i votanti possono essere molti di meno, di conseguenza le maggioranze si riferiscono ai votanti e non al totale degli elettori.

Ad esempio: l’elettorato è 100, i votanti sono 70, la maggioranza espressa dai votanti è 40, ma 30 elettori si sono assentati permettendo a 28 di diventare una maggioranza anomala.

Certamente il rispetto istituzionale della Costituzione, a cui è ispirata la mia espressione dei principi di democrazia, di libertà, di partecipazione, prescinde da qualsiasi risultato elettorale finale che è la libera espressione del “Popolo Sovrano”, anche se di una piccola maggioranza anomala.

Perciò, anche se i rappresentanti del “Popolo Sovrano” non sono quelli da me votati nelle ultime elezioni comunali e politiche di quest’anno, ritengo che se sono stati eletti dalla maggioranza dei “votanti”, è democraticamente costituzionale accettare il responso delle urne quale espressione di libero voto.

La convinzione che il principio della democrazia rende liberi, uguali e fratelli, è anche rafforzata dalla mia personale adesione alla dottrina Cristiana che non ritengo essere una favola magica o una scaramantica superstizione, bensì è un fatto storico accertato, è un insegnamento, è una proposta di vita, è un modo d'essere, è un modo di relazionarsi con gli altri uomini, è una educazione al come riconoscere la presenza del Dio vivente ed esistente, è un atto di fede.

Ed è proprio riconoscere questa presenza di Dio, rispettando le regole e gli insegnamenti antichi, in particolare la "legge" della umana esistenza: “ama il prossimo tuo come te stesso”, che riconosco ogni cittadino come fratello libero, eguale davanti alla legge, con pari dignità sociale e senza alcuna distinzione.

Ed ecco che, per questa mia personale convinzione, le affermazioni di San Paolo prendono senso e significato:

«Fratelli, Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono attireranno su di sé la condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto. Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.» (N.T. – Lettera di Paolo ai ROMANI – Rm 13,1-11) 

Purtroppo, però, ciò che la “volontà di Dio” prevede, per costruire un salutare benessere comune tra tutti gli esseri umani, viene stravolta dall’uomo stesso che, essendo capace di libero arbitrio, sceglie secondo le momentanee opportunità utili solo ad affrontare e risolvere situazioni transitorie e temporanee.

Spesso queste sue scelte sono monodirezionali verso se stesso, per soddisfare le proprie personali aspirazioni, annullando o calpestando le aspettative altrui.

Così facendo non contribuisce alla realizzazione del salutare benessere comune tra tutti gli esseri umani, ma distrugge quanto di buono prevedeva la “volontà di Dio”, quel Dio che, comunque, lascia fare quasi come a dire:

«Ti ho posto davanti il salutare benessere umano e ti ho dato la possibilità di realizzare cose buone e tu, invece, hai voluto fare di testa tua. Ora devi accettare le conseguenze delle tue scelte egoiste, arroganti e presuntuose, fino a quando capirai di aver sbagliato e, nel frattempo, gli altri esseri umani ti odieranno additandoti come abominio per le generazioni future».

Situazioni come questa emergono quando l’essere umano, ergendosi a "divinità olimpica e onnipotente", considera gli altri come nullità, cioè incapaci di essere considerati “umani”.

Inizialmente colui che pensa di essere capace di cambiare in meglio le sorti di una nazione e di procurare benessere al popolo, agisce con ogni mezzo e strumento per raggiungere il posto di comando e attuare tutto quello che il potere gli permette di realizzare.

Ciò è possibile che possa accadere nelle libere democrazie, in cui governa chi é liberamente eletto dal popolo, ovvero dalla maggioranza dei votanti che sceglie chi deve governare.

Però i popoli non sempre esprimono dei buoni governanti, infatti, come la storia umana racconta, può accadere che il “Popolo Sovrano” viene sobillato da minoranze portatrici di particolari interessi economici, per scegliere persone che, apparentemente con il loro modo di fare, sembrano quelle giuste al momento giusto e per il posto giusto.

Il potere é un brutto luogo ingannatore che, quando è raggiunto, non lo si vuole lasciare ad altri per cupidigia e senso di grandezza.

Di conseguenza l’uomo, di indole fragile, intrappolato dal potere ottenuto, fa di tutto per apparire puro, limpido e incorruttibile cercando in tutti i modi di nascondere la sua avidità di denaro e di potere, ma le sue egoistiche azioni si trasformano facilmente in perversa cattiveria, immaginando convintamente, di essere unico capace non solo di governare una nazione ma più nazioni, credendosi proprio una "divinità olimpica e onnipotente".

Infine egli, per conservare il potere raggiunto, compie ogni azione lecita o illecita, utilizza qualsiasi mezzo incutendo timore e terrore, anche con persecuzioni, arresti e omicidi.

Accecato dalla cupidigia e dal senso di onnipotenza, non si accorge che attorno a sé cresce l’odio non solo di quel “Popolo Sovrano” che lo ha scelto, ma anche di altri popoli e nazioni; inoltre, l’odio che lo circonda, a lungo andare può suscitare gelosie, invidie e complotti proprio tra i suoi più stretti collaboratori che, accecati anche loro dall'ambizione di giungere allo stesso potere, attendono, come iene, il momento opportuno per sopraffarlo e prenderne il posto.

La storia è piena di racconti simili ed anche peggiori quando il potere, nato democraticamente, viene trasformato in tirannide oppressiva.

paBiS

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