Addì 17 ottobre 2022
Il tempo che stiamo vivendo è pieno di guerre, conflitti, persecuzioni, soprusi, violenze, ingiustizie, cattiverie e malvagità di ogni genere, tanto da far fatica a credere che tutto questo stia veramente accadendo. Ed è ancor più sbalorditivo constatare che, in molti luoghi del mondo, tutto questo avviene ogni giorno, quasi sotto i nostri occhi, attraverso la descrizione di notizie diffuse dai social.
Il pensiero volge la propria attenzione riflessiva all'espressione latina: «Mala tempora currunt», che vuol dire «si avvicinano tempi bui» o, in modo più diffuso, «corrono brutti tempi».
Capita che, utilizziamo questa espressione sia per lamentarci seriamente e sia per lamentarci ironicamente o scherzosamente, quando le situazioni, gli avvenimenti e le circostanze che accadono nei tempi correnti, hanno un andamento non buono, non favorevole o, addirittura, brutto per la vita del genere umano.
Molto più raramente, invece, utilizziamo quest’altra espressione: «Mala tempora currunt sed peiora parantur», che significa «corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori».
L’uomo, le comunità di uomini, i popoli e le nazioni, nella loro intera esistenza spesso si sono trovati, o si trovano, in situazioni o condizioni o circostanze non favorevoli, anzi bruttissime a volte drammatiche, causate dalla cattiveria di altri uomini che attuano azioni persecutorie e limitatrici delle libertà individuali, da cui non è facile fuggire per l'impotenza di fronte al perfido potere, di pochi uomini senza scrupoli, che supera qualsiasi immaginazione, tanto da far fatica a pensare che sta accadendo veramente.
La storia umana è ricca di esempi antichi, recenti e sicuramente futuri.
Munn ier, munn iet, munn va iess. (Mondo era, mondo è, mondo sarà)
I soprusi sono attuati da uomini che non esitano ad agire con scaltrezza, furbizia, perfidia e cattiveria pur di raggiungere il proprio scopo, originato dall’idea egoistica di accumulare spasmodicamente ricchezze a costo di imporre il proprio pensiero, a costo di scalare il potere, a costo di calpestare qualsiasi diritto altrui, senza timore o scrupolo di fare male ad altri uomini.
Questo diabolico meccanismo che invade la mente, percorre l’esistenza e devasta l’animo umano, non è comprensibile fino a quando non si comprende l’origine da cui scaturisce questa sete di rivalsa, sete di vendetta, sete di infliggere agli altri le stesse malvagità subite. Poi, ottenuto il potere, gode, psicopaticamente, della propria capacità di infierire e infondere sofferenze, malesseri e tormenti a tanta gente, la più numerosa possibile.
Sono tante le ragioni che spingono l’essere umano ad agire in questo modo: possono essere violenze subite durante l’adolescenza, possono essere punizioni corporali, possono essere frustrazioni psicologiche, possono essere innumerevoli azioni negative subite e capaci di incidere profondamente sia il corpo, sia la mente e sia l’animo umano.
Allora l’uomo, le comunità di uomini, i popoli e le nazioni, sottoposti ai tormenti delle persecuzioni che limitano le libertà individuali o collettive, rendendosi conto che non si è capaci di combattere il potere di questo maligno e malvagio nemico occulto, chiede aiuto a qualcuno più potente, affinché venendo in suo soccorso, lo possa proteggere, liberare e anche, possibilmente, annientare quel nemico. Purtroppo l’altro potente, che offre l’aiuto, non lo fa con cuore sincero e senza alcun interesse, bensì agisce ragionando sul tornaconto a lui favorevole; ed è così che si passa "dalla padella alla brace".
Dunque l’essere umano, spesso, non trovando quell’aiuto sincero sperato e appositamente cercato, con la disperazione nel cuore e non sapendo più a chi rivolgersi, si trova davanti ad un bivio: scegliere la strada del baratro e dell’autodistruzione, oppure scegliere, con serenità, di affidarsi alla Divina misericordia, con la speranza di essere liberato dalla opprimente malvagità del nemico.
Perciò, di fronte alla potente forza della malvagità e riconoscendosi debolmente fragile, anche l’uomo che non crede in Dio e nella Sua viva presenza, rivolge proprio al Signore Dio Padre il suo drammatico grido d’aiuto, implorando l'intervento salvifico.
Ancor più, colui che crede in Dio e nella viva presenza creatrice dell’originatore della vita, trovandosi nella stessa condizione, di fragile resistenza alla potente forza della malvagità, rivolge con fiducia e speranza il suo grido d’aiuto al Signore Dio Padre, implorando l'intervento salvifico, considerandolo quale unica Entità Suprema capace di intervenire, incidere, cambiare e governare lo spirito umano.
Il grido d’aiuto è un drammatico appello che l’uomo, le comunità di uomini, i popoli e le nazioni, rivolgono a Dio, fiduciosi di ottenere quei benefici sperati nel più breve tempo possibile.
Inizialmente Dio sembra disinteressato a queste drammatiche vicende, in quanto i Suoi tempi, le Sue azioni e i Suoi giudizi non sono come quelli umani, però dopo continue e insistenti richieste di aiuto, con preghiere e suppliche, Egli ascolta l’implorazione e volge il proprio sguardo misericordioso a questa terribile e drammatica condizione umana.
Nei libri sacri, ci sono vari esempi che raccontano proprio questo tipo di dialogo drammatico tra l’uomo e Dio, che avviene o direttamente con la personale preghiera insistente della singola persona, oppure tramite un mediatore tra il popolo e Dio.
L’esempio, per quest’ultimo caso, più facile da ricordare è quello di Mosè che funge da mediatore tra il popolo di Israele, oppresso dal faraone egiziano, e Dio che, dopo molte insistenze, libera gli israeliti dal giogo egizio. Popolo che, già dai tempi di Abramo, Dio aveva scelto come interlocutore privilegiato per incarnare il Suo Spirito Divino nell’essere umano, condizione che si è concretizzata con l’uomo Gesù, il Cristo di Dio.
Anche altri racconti trattano di drammatici appelli rivolti a Dio dall’uomo, o da comunità di uomini, o da popoli e nazioni, per essere liberati dalla malvagità dei potenti i quali, con tirannide oppressiva e persecutoria, fanno vivere condizioni drammatiche.
Tra questi c’è il racconto del Profeta ABACUC, cap.1, 2-17 e cap.2,2-20, riportato nei testi dell’Antico Testamento, i Libri dei Profeti, che descrive proprio questo drammatico dialogo.
Per analogia e similitudine con gli attuali tempi, il tipo di dialogo rivolto a Dio, come grido di aiuto, è comune sia per le condizioni dell’uomo singolo e sia per quelle che riguardano le comunità di uomini, i popoli e le nazioni:
«Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?»
Vengono presentate a Dio le situazioni, le condizioni e le circostanze che coinvolgono i rapporti umani:
«Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese. Non ha più forza la legge né mai si afferma il diritto. Il malvagio infatti raggira il giusto e il diritto ne esce stravolto».
E Dio risponde, mettendo in evidenza la malvagità di cui l’essere umano è capace, addirittura questi eventi non sono nulla, di fronte a quelli che accadranno:
«Guardate fra le nazioni e osservate, resterete stupiti e sbalorditi: c’è chi compirà ai vostri giorni una cosa che a raccontarla non sarebbe creduta.
Ecco, sorgere i Caldei, popolo feroce e impetuoso, che percorre ampie regioni per occupare dimore non sue.
È feroce e terribile, da lui sgorgano il suo diritto e la sua grandezza.
Più veloci dei leopardi sono i suoi cavalli, più agili dei lupi di sera. Balzano i suoi cavalieri, sono venuti da lontano, volano come aquila che piomba per divorare. Tutti, il volto teso in avanti, avanzano per conquistare. E con violenza ammassano i prigionieri come la sabbia.
Si fa beffe dei re, e dei capi se ne ride; si fa gioco di ogni fortezza: l’assedia e la conquista.
Poi muta corso come il vento e passa oltre: si fa un dio della propria forza!».
Nonostante ciò, l’uomo si mostra certo dell’aiuto Divino:
«Non sei tu fin da principio, Signore, il mio Dio, il mio Santo? Noi non moriremo!».
Però è anche cosciente che questi avvenimenti sono stati scelti da Dio secondo il Suo criterio di giustizia, non secondo quella dell’uomo, al fine di correggere la condotta umana:
«Signore, tu lo hai scelto per far giustizia, l’hai reso forte, o Roccia, per punire».
Certo della Sua benevola idea di giustizia, si rivolge a Dio con insistenza affinché intervenga:
«Tu dagli occhi così puri che non puoi vedere il male e non puoi guardare l’oppressione, perché, vedendo i perfidi, taci, mentre il malvagio ingoia chi è più giusto di lui?».
L’attesa ansiosa della risposta, da parte Dio, suscita la trepidazione sospesa tra speranza e timore:
«Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere che cosa mi dirà, che cosa risponderà ai miei lamenti».
Poi la risposta di Dio finalmente arriva:
«Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede».
A questo punto vengono indicate le modalità che influiscono negativamente sulla condotta umana:
«La ricchezza rende perfidi; il superbo non sussisterà, spalanca come gli inferi le sue fauci e, come la morte, non si sazia, attira a sé tutte le nazioni, raduna per sé tutti i popoli.
Forse che tutti non lo canzoneranno, non faranno motteggi per lui? Diranno: «Guai a chi accumula ciò che non è suo, – e fino a quando? – e si carica di beni avuti in pegno!».
Forse che non sorgeranno a un tratto i tuoi creditori, non si sveglieranno e ti faranno tremare e tu diverrai loro preda?
Poiché tu hai saccheggiato molte genti, gli altri popoli saccheggeranno te, perché hai versato sangue umano e hai fatto violenza a regioni, alle città e ai loro abitanti.
Guai a chi è avido di guadagni illeciti, un male per la sua casa, per mettere il nido in luogo alto e sfuggire alla stretta della sventura.
Hai decretato il disonore alla tua casa: quando hai soppresso popoli numerosi hai fatto del male contro te stesso.
La pietra infatti griderà dalla parete e la trave risponderà dal tavolato.
Guai a chi costruisce una città sul sangue, ne pone le fondamenta sull’iniquità.
Non è forse volere del Signore degli eserciti che i popoli si affannino per il fuoco e le nazioni si affatichino invano?
Poiché la terra si riempirà della conoscenza della gloria del Signore, come le acque ricoprono il mare.
Guai a chi fa bere i suoi vicini mischiando vino forte per ubriacarli e scoprire le loro nudità.
Ti sei saziato d’ignominia, non di gloria.
Bevi anche tu, e denùdati mostrando il prepuzio.
Si riverserà su di te il calice della destra del Signore e la vergogna sopra il tuo onore, poiché lo scempio fatto al Libano ricadrà su di te e il massacro degli animali ti colmerà di spavento, perché hai versato sangue umano e hai fatto violenza a regioni, alle città e ai loro abitanti.».
In queste parole è facile ritrovare analogia con gli stessi comportamenti e gli stessi avvenimenti dei tempi attuali; sembra che nonostante siano trascorsi anni, anzi, secoli, l’uomo ripercorre periodicamente, nella storia dei tempi, sempre le stesse vie, perseguendo sempre le stesse ragioni, utilizzando sempre gli stessi comportamenti.
Un’altra analogia tra gli odierni comportamenti umani e quelli del passato, che suscita stupore proprio per le similitudini con l’attualità contemporanea, è riportata dall’apostolo PAOLO nelle lettere comprese tra i testi del Nuovo Testamento, ed in particolare quanto descritto nella seconda lettera a TIMOTEO, al cap. 3, 1-5. La descrizione mostra che tali comportamenti umani, non sono mutati nel corso dei secoli, nonostante gli avvenimenti drammatici in cui l’uomo si è trovato coinvolto:
«Negli ultimi tempi verranno momenti difficili.
Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, empi, senza amore, sleali, calunniatori, intemperanti, intrattabili, disumani, traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, amanti del piacere più che di Dio, gente che ha una religiosità solo apparente, ma ne disprezza la forza interiore.
Guàrdati bene da costoro!».
Nel cap. 4, 3-4, della stessa seconda lettera a TIMOTEO, l'apostolo PAOLO indica che tutti gli umani comportamenti negativi e dannosi, sono la conseguenza e l'abbandono della via della concordia tra gli uomini:
«Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina cristiana, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole».
Ognuno tragga le proprie conclusioni, riflettendo sulla ragione di fondo che spinge l’uomo a generare e incarnare la diabolica idea di malvagità, anziché concorrere al bene comune per alleviare le difficili situazioni del quotidiano vivere: il lavoro, la salute, il cibo, i drammi sociali.
Munn ier, munn iet, munn va iess. (Mondo era, mondo è, mondo sarà)
paBiS
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